Gli omega-3 vanno d'accordo con le statine ma gli italiani no

Il colesterolo è un perfetto sconosciuto o almeno lo è per i nostri connazionali, perché se oltreoceano si scopre che basta aggiungere supplementi di omega-3 alla terapia con statine per migliorare tutto il profilo lipidico, un'indagine compiuta da Gfk-Eurisko ci dice che il 40 per cento degli italiani in cura con le sole statine dimentica almeno due volte la settimana di assumerle. Come se non bastasse il 33 per cento dell'intera popolazione ignora addirittura i rischi cardiovascolari connessi all'ipercolesterolemia.
Nonostante gli oltre 5 milioni di cittadini ipercolesterolemici il nostro paese è quindi ben lontano da quel minimo di consapevolezza necessario per cambiare stile di vita e affrontare le terapie. Infatti, il 68 per cento ignora completamente il proprio valore di colesterolemia, di quelli che sanno di averlo alto solo uno su due sa dire di quanto e solo sei su dieci affrontano una terapia e lo fanno pure male. Lo sconfortante quadro tracciato dall'indagine si scontra però con i noti benefici delle statine.
La mancanza di regolarità nell'assunzione delle terapie di fatto ne vanifica l'effetto e se questo è quello che succede con una sola pastiglia c'è da chiedersi cosa accadrebbe associando due farmaci come hanno proposto alcuni ricercatori americani all'ultimo simposio internazionale sui farmaci per il metabolismo lipidico che si è tenuto a New York in ottobre. Nello studio i cui risultati erano già stati anticipati sul Clinical Therapeutics, Harold E. Bays del Louisville Metabolic and Atherosclerosis Research Center nel Kentucky e i colleghi hanno infatti osservato che integrando una terapia a base di statine già dimostratasi efficace per stabilizzare i livelli di colesterolo con acidi grassi polinsaturi si può ridurre del 29,5 per cento il livello di trigliceridi senza alterare l'equilibrio raggiunto. Anzi, dopo otto settimane di trattamento questi pazienti mostravano pure una riduzione del 9 per cento del colesterolo non-HDL senza variazioni significative di quello LDL. "Questo aspetto è importante perché ci dice che gli omega-3 possono portare verso la normalizzazione completa dei livelli di trigliceridi in pazienti già stabilizzati per gli indici di colesterolo con le statine" ha detto Bays. Il ricercatore ha poi aggiunto che nel loro studio gli omega-3 sono stati somministrati a pazienti con un livello di trigliceridi compreso tra i 200 e i 500 mg/dl mentre la FDA ne ha approvato l'uso solo per valori superiori ai 500 mg. "Non è chiaro quale possa essere il vantaggio clinico dell'uso di omega-3 come l'abbiamo inteso noi, tuttavia è probabile che esista un range di concentrazione dei trigliceridi entro il quale la dimensione delle particelle di LDL raggiunga il suo valore ottimale e che questa soglia sia compresa tra i 100 e i 200 mg/dl. Fatto sta che in questo caso l'uso di omega 3 si è rivelato non solo efficace anche in un range più basso ma anche sicuro nella misura in cui non ha interferito con altri problemi e terapie in corso".

Fonti:
Bays H, Davidson MH et al. Prescription omega-3 added-on to stable statin therapy: changes in lipid parameters. 16th International Symposium on Drugs Affecting Lipid Metabolism; October 2007; New York, NY. Abstract 178.
Davidson MH et al. Efficacy and tolerability of adding prescription omega-3 fatty acids 4 g/d to simvastatin 40 mg/d in hypertriglyceridemic patients: an 8-week, randomized, double-blind, placebo-controlled study.
Clin Ther 2007;29(7):1354-67.