Allergie alimentari, mancano i criteri per la diagnosi

Lo studio ha esaminato la letteratura scientifica sulle allergie alimentari, concentrandosi sui cibi più allergenici: il latte vaccino, le uova di gallina, le arachidi, la frutta secca, il pesce e i frutti di mare, che da soli rappresentano più del 50% delle allergie al cibo. Sono stati trovati 72 studi pubblicati tra il gennaio del 1988 e il settembre del 2009.
Dall'analisi è emerso che negli Stati Uniti le allergie a determinati alimenti colpiscono una percentuale di popolazione tra l'l% e il 10%, mentre non è possibile dire se sono in aumento. Uno dei problemi, indica la ricerca, è che questa condizione non ha una definizione accettata universalmente, né esistono criteri condivisi per diagnosticarla. Pertanto la diagnosi non è facile. Comunque, esistono due esami principali da eseguire: i test cutanei e l'esame delle IgE specifiche nel sangue. Secondo gli autori, non si può dire che un metodo sia migliore di un altro.
La terapia principale è ancora la dieta di eliminazione, tuttavia sorprendentemente vi è un solo studio di buona qualità che ne abbia attestato l'efficacia. L'immunoterapia viene giudicata “promettente”, ma i dati sono ancora “insufficienti” per raccomandarne l'uso. Dai cinque studi sull'immunoterapia orale e dai due su quella sottocutanea risulta che l'immunoterapia è efficace nel determinare desensibilizzazione, ma la sua tolleranza e la sicurezza non sono stati considerati adeguatamente. Infine, nei bambini ad alto rischio il latte idrolizzato può prevenire l'allergia al latte vaccino ma, conclude l'articolo, anche in questo caso non esistono definizioni standard, né di latte idrolizzato né di bambini ad alto rischio.


Fonte:
Diagnosing and managing common food allergies: a systematic review. Chafen JJ et al. JAMA. 2010 May 12;303(18):1848-56.