Per il rischio di aterosclerosi la circonferenza vita da sola non basta

L'impatto dell'obesità sul rischio di aterosclerosi non si può valutare con un solo giro di centimetro. I ricercatori del Southern Medical Center  dell'Università del Texas hanno dimostrato che il rapporto tra le misure della circonferenza prese alla vita e ai fianchi è più significativo dell'indice di massa corporea (BMI) o della circonferenza della vita da sola.

Lo prova l'analisi appena pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology realizzata considerando i dati di circa tre mila soggetti partecipanti a uno studio più ampio e tuttora in corso, il Dallas Heart Study, sulle malattie cardiovascolari. Per ciascuno di essi James A. de Lemos e i colleghi disponevano di un'estesa valutazione clinica e biochimica e dei risultati degli esami strumentali (RM addominale e TC a fascio di elettroni) fatti per valutare la presenza e l'estensione dell'aterosclerosi. Complessivamente risultava che il 21 per cento dei soggetti aveva una quantità misurabile di calcio coronarico alla EBCT (10 o più unità Agatston) e il 39 per cento placche aortiche rilevabili alla RM. Suddividendo invece tutti i soggetti prima per sesso e poi per quintili in base al BMI, alla circonferenza vita, alla circonferenza fianchi e al rapporto circonferenza vita-fianchi risultava che la prevalenza di calcio coronarico era correlata positivamente con il BMI e con il rapporto circonferenza vita-fianchi. Tuttavia dopo correzione per altri fattori di rischio questa associazione rimaneva significativa solo per quest'ultimo. In particolare tra il quintile più basso e quello più alto del rapporto circonferenza vita-fianchi si aveva un incremento nella prevalenza del 91 per cento (OR 1,91). Lo stesso tipo di osservazioni sono state fatte anche per quanto riguardava la presenza di placche aortiche per le quali il rischio risultava quasi triplicato (OR 2,97) passando dal quintile più basso del rapporto circonferenza vita-fianchi al più alto.

"Il grasso che si accumula sull'addome potrebbe essere biologicamente più attivo nel secernere proteine infiammatorie che innescano la formazione e la progressione delle placche aterosclerotiche di quello che si accumula sui fianchi, ma se così fosse avremmo un motivo in più per elaborare programmi alimentari e di attività fisica che impediscano il dilagare della famosa "pancetta" piuttosto che dell'obesità in generale" ha chiosato de Lemos.

Fonte:
See R et al. The association of differing measures of overweight and obesity with prevalent atherosclerosis. J Am Coll Cardiol 2007;50:752-759.