A rischio crohn per colpa della dieta

I bambini che mangiano poco pesce, verdura e frutta hanno maggiori probabilità di sviluppare un disturbo infiammatorio cronico dell’intestino. La notizia, che preoccuperà in particolare le mamme vista la proverbiale riluttanza dei piccoli a mangiare proprio questi alimenti, è stata data dal gruppo di ricercatori diretto da Devendra Amre, dell’Università di Montreal. Grazie a uno studio i cui risultati sono appena stati pubblicati sull’American Journal of Gastroenterology, i medici canadesi sono infatti riusciti per la prima volta a correlare il rischio di sviluppare questo tipo di patologia con l’alimentazione seguita da bambini e ragazzi.

“Ottenere informazioni dettagliate sui consumi alimentari individuali è sempre piuttosto complesso tanto che finora non era stato possibile definire con esattezza il ruolo dei fattori dietetici nell’eziologia della malattia di Crohn. Studi recenti hanno tuttavia dimostrato che in fatto di nutrizione la maggior parte dei bambini canadesi non rispetta gli standard raccomandati e questo, insieme alla constatazione di un aumento del numero di casi di malattia a inizio precoce ci ha portato a supporre l’esistenza di un legame causale tra l’alimentazione e il disturbo infiammatorio cronico” ha precisato Amre. Per verificare questa ipotesi il team ha quindi confrontato 130 soggetti con meno di vent’anni a cui era appena stata diagnosticata la malattia e 202 coetanei sani o ricoverati per altri motivi. Per ciascuno, sono state considerate le risposte fornite a un questionario alimentare validato e adatto a stimare gli introiti nutrizionali medi dell’anno precedente, le possibili variabili e i fattori confondenti (età, sesso, introito energetico, BMI, area di appartenenza, ecc.). L’analisi di tutti questi dati ha rivelato che un consumo maggiore di vegetali, frutta, pesci e fibre riduce la probabilità di sviluppare la malattia di Crohn con un odds ratio di 0,69; 0,49; 0,46 e 0,12 rispettivamente. Per quanto riguarda il consumo di acidi grassi è emerso inoltre che gli omega-3 a catena lunga hanno un effetto protettivo (odds ratio 0,44), così come si associa a una significativa riduzione del rischio un’alimentazione ricca di cibi a più alto rapporto tra omega-3 a catena lunga e omega-6 (odds ratio 0,32).

“Queste osservazioni ci fanno concludere che una dieta sbilanciata, in particolare nell’apporto di acidi grassi, vegetali e frutta, potrebbe predisporre i bambini allo sviluppo della malattia di Crohn. Ovviamente i risultati dovranno essere verificati con studi più ampi – ha detto infine Amre – tuttavia poiché i modelli alimentari sono più suscettibili agli interventi di altri fattori causali, da un punto di vista di sanità pubblica la nostra indagine potrebbe aprire la strada a nuove strategie preventive”.

 

Fonte:

Amre DK et al. Imbalances in Dietary Consumption of Fatty Acids, Vegetables, and Fruits Are Associated With Risk for Crohn's Disease in Children. American Journal of Gastroenterology 2007;102(9):2016-2025.