Dieta mediterranea: fa bene ma non si diffonde
Seguire alla lettera, giorno per giorno, i dettami della dieta mediterranea
giova alla salute, purché la si applichi con molta costanza. A questa
conclusione è giunta un’impegnativa metanalisi, pubblicata sul British Medical
Journal, di 12 studi prospettici di coorte, selezionati sulla base di severi
criteri di ammissione.
I lavori scelti sono tutti recenti (il più vecchio
risale del 2003): sei sono europei, cinque statunitensi e uno australiano, per
un totale di oltre un milione e mezzo di persone seguite per un arco temporale
compreso tra 3 e 18 anni. La rivisitazione di questi studi, coordinata da
Francesco Sofi, ricercatore di nutrizione clinica all’Università di Firenze, è
la prima che studia il rapporto tra l’aderenza alla dieta mediterranea (proprio
come se si trattasse di aderenza ad una terapia) e diversi indicatori di
salute. Questi i risultati per chi segue la dieta mediterranea: mortalità
complessiva ridotta del 9%, stessa riduzione per la mortalità a causa di eventi
cardio e cerebrovascolari, mortalità per tumori diminuita del 6%, e incidenza di
Parkinson e Alzheimer inferiore del 13 %. “Questi risultati” commenta Sofi sulle
colonne del BMJ “sono estremamente importanti dal punto di vista dell’impatto
sulla salute pubblica, in particolare se si considera la riduzione della
mortalità in età giovanile nella popolazione generale”.
Sono numerosi in
letteratura i trial epidemiologici, di popolazione o clinici randomizzati ,che
analizzano gli effetti di alcuni nutrienti specifici sulla salute. “Tuttavia”
spiega il ricercatore “ad oggi gran parte degli studi si limita ad indagare gli
effetti di un singolo nutriente, o di un gruppo di alimenti, nei confronti di
una patologia”, approccio che evidentemente non rappresenta adeguatamente la
complessità della relazione tra dieta e salute, “Mentre i nutrienti presenti in
una dieta possono interagire tra loro in maniera sinergica o da antagonisti”.
Per questa ragione già da qualche anno i ricercatori stanno passando
dall’analisi del singolo alimento a quella della dieta complessiva.
A
questo punto entra in gioco la riscoperta della dieta mediterranea: frutta
fresca e verdure, legumi, cereali, olio di oliva come unica fonte di grasso
alimentare, un modesto consumo di vino rosso durante i pasti e molta cautela con
la carne rossa, da sostituire con il pesce. “Abbiamo dimostrato” aggiunge Sofi
“che un’elevata aderenza a questo tipo di dieta garantisce una protezione nei
confronti delle patologie cardiovascolari, dei tumori e di alcune patologie
degenerative”.
Un elemento in più per promuovere a tutti i livelli, sia
da parte dei professionisti della salute sia da parte di educatori e genitori,
l’adozione di stili di vita alimentari mediterranei. “Purtroppo però” lamenta il
ricercatore “nonostante le campagne di informazione avviate in tutto il mondo
per promuoverla, assistiamo a un progressivo abbandono di questa dieta a favore
di abitudini meno sane, anche nei Paesi che si affacciano sul
Mediterraneo”.
Fonte:
Sofi F, Cesari F, Abbate R,
Gensini GF, Casini A, Adherence to Mediterranean diet and health status:
meta-analysis, British Medical Journal 2008;337:a1344
Realizzato
con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e
Forestali
D.M. 25961 del 27/12/2007