Nei succhi di frutta si annidano i pesticidi
Nei succhi e nelle bibite a base di frutta prodotti industrialmente e venduti in
molti paesi ci sono livelli di pesticidi assai superiori a quelli registrati
nella frutta e nella verdura fresca: lo rivela l’indagine condotta da un gruppo
di ricercatori spagnoli dell’Università di Jaén, appena pubblicata sulla rivista
scientifica Analytical Chemistry della American Chemical Society.
I chimici
diretti da Antonio Molina-Diaz hanno osservato che a differenza di quanto accade
per verdura e frutta fresca, ma anche per altre bevande come l’acqua
imbottigliata, per i succhi di frutta non esiste ancora una precisa
regolamentazione, né tanto meno sono previsti controlli puntuali per determinare
i residui di pesticidi. Ciò è particolarmente grave, osservano i ricercatori,
soprattutto se si considera che tali bevande sono consumate principalmente da
bambini, e spesso in quantità elevate.
La ricerca ha usato sofisticate
tecniche di analisi per valutare la presenza di oltre cento diversi principi
attivi e sostanze chimiche in oltre cento campioni di marchi a distribuzione
mondiale in vendita sugli scaffali di quindici diversi Paesi, tra cui
l’Italia.
I risultati dell’analisi dei campioni ha evidenziato livelli
relativamente elevati di queste sostanze chimiche nelle bevande distribuite in
alcuni Paesi, con in testa la Gran Bretagna, seguita dalla Spagna.
Per
quanto riguarda l’Italia i succhi di frutta sono migliori di quelli francesi,
svizzeri e tedeschi, ma peggiori di quelli statunitensi e russi.
Anche se i
livelli di concentrazione di pesticidi nei succhi di frutta sono inferiori a
quelli massimi ammessi dall’Unione europea per frutta e verdura, la
concentrazione di sostanze chimiche rilevate in tali bevande è comunque circa
300 volte più alta di quella consentita, per esempio, per l’acqua in
bottiglia.
Sembra che la concentrazione di pesticidi nei succhi di frutta sia
principalmente dovuta all’uso della buccia, nella quale si concentrano i residui
dei prodotti usati durante la coltivazione.
Secondo gli esperti per ridurre
i rischi di tossicità delle bevande sarebbe dunque sufficiente una maggiore
attenzione nel corso della lavorazione industriale, selezionando meglio la
frutta e usandola sbucciata, oltre a una regolamentazione con precisi standard
di qualità, che impedisca alla fonte l’esposizione ai pesticidi, soprattutto se
si tratta di bevande destinate principalmente ai più
piccoli.
Fonte:
Juan F. Garcia-Reyes,
Bienvenida Gilbert-Lopez e Antonio Molina-Diaz Determination of pesticide
residues in fruit-based soft drinks, Analytical Chemistry 2008
80(23)8966
Realizzato con il contributo del Ministero delle
Politiche Agricole Alimentari e Forestali
D.M. 25961 del 27/12/2007