Da un’analisi sul ruolo del comportamento parentale nello sviluppo delle preferenze del cibo nei bambini, si sono identificati alcuni elementi che possono indirizzare i genitori verso scelte alimentari più idonee per i loro figli.
> Le preferenze alimentari si sviluppano da predisposizioni genetiche che 
rendono gradevole il sapore dolce e salato e portano al rifiuto dell’amaro e 
dell’acido.
> Verso il secondo anno di vita vi è una tendenza ad evitare 
cibi nuovi.
> Possono essere acquisite avversioni verso particolari cibi 
se il loro consumo è seguito da disagio.
> Vi è una predisposizione ad 
imparare a gradire cibi ad alto tenore energetico.
> Le predisposizioni 
genetiche sono modificate dall’esperienza ed in questo contesto, durante i primi 
anni di vita, i genitori giocano un ruolo particolarmente importante.
> Lo 
stile parentale è un fattore critico nello sviluppo di preferenze al 
cibo.
> È più probabile che i bambini mangino in un contesto emotivamente 
positivo.
> Fratelli, coetanei e genitori possono essere modelli di 
comportamento per incoraggiare la degustazione di nuovi cibi.
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L’esposizione ripetuta a cibi inizialmente non graditi può interromperne il 
rifiuto.
> L’offerta di cibi a basso tenore energetico permette al bambino 
un miglior bilancio energetico.
> Una restrizione all’assunzione di 
particolari cibi ne aumenta la preferenza, piuttosto che ridurla.
> 
Costringere un bambino a mangiare un cibo ne ridurrà ulteriormente il suo 
gradimento.
Le strategie educazionali tradizionali cercano di impartire nozioni nutrizionali di base, ma “l’informazione” ha limitate possibilità di riuscire a indurre modificazioni nelle abitudini delle persone. Una strategia alternativa sarebbe non tanto fornire nozioni sui cibi quanto insegnare ai genitori gli aspetti psicofisici dello sviluppo infantile. La comprensione delle innate tendenze dei figli nei diversi stadi dello sviluppo, potrà veicolare preferenze verso cibi sani.
(Benton D. Int J Obes Relat Metab Disord, 2004).