Secondo i risultati di due studi recentemente pubblicati sulla rivista
Pediatrics, la carenza di vitamina D nei bambini e negli adolescenti non è solo
causa di problemi muscolo-scheletrici come il rachitismo, ma porta anche a un
aumento di alcuni fattori di rischio cardiovascolare.
Il lavoro di Jared P.
Reis e colleghi ha coinvolto oltre 3.500 adolescenti statunitensi e ha messo in
luce una forte associazione tra bassi livelli di vitamina D e sovrappeso e
obesità addominale. Anche i livelli di pressione sistolica e di glucosio nel
sangue sono risultati associati ai livelli di vitamina D, che nel gruppo di
ragazzi che ha preso parte allo studio ha raggiunto un valore medio di 24,8
ng/mL.
Inoltre, in base ai dati di Reis, non ci sono dubbi sull’impatto dei
livelli di vitamina D sul rischio cardiovascolare negli adolescenti: rispetto a
quelli con valori di vitamina D superiori a 26 ng/mL, i ragazzi con meno di 15
ng/mL mostrano una probabilità più che doppia di andare incontro a ipertensione
e iperglicemia, mentre per la sindrome metabolica la probabilità è quasi
quadruplicata.
Risultati molto simili sono stati ottenuti anche nello studio
coordinato da Michal L. Melamed e condotto su oltre 6.000 bambini e ragazzi
statunitensi di età compresa tra 1 e 21 anni: la carenza di vitamina D è
risultata associata a pressione sistolica più elevata, bassi livelli di
colesterolo HDL e di calcio sierico.
“Non è del tutto certo che bassi livelli
di vitamina D nelle prime fasi della vita si traducano in problemi di salute da
adulti” spiega Melamed, ma l’eventuale nesso va approfondito perché “se un
ragazzo sviluppa ipertensione a 20 anni, dovrà affrontarne le conseguenze per
altri 60 anni”.
Nonostante i risultati a prima vista molto preoccupanti, Reis
sostiene che non è il caso di allarmarsi troppo, soprattutto perché i rimedi
sono a portata di mano.
Prima di ricorrere alle supplementazioni di vitamina
D, i genitori dovrebbero infatti puntare l’attenzione sui fattori di rischio
modificabili: “una giusta dose di vitamina D può essere raggiunta con 15 minuti
al giorno di esposizione al sole e consumando, per esempio, più latte” afferma
Reis “e i ragazzi non dovrebbero trascorrere il loro tempo chiusi in casa
davanti al computer o alla televisione”.
Commenta la Dott.ssa Maria Letizia
Petroni, nutrizionista clinico dell’Istituto Auxologico Italiano, “Il fabbisogno
di vitamina D in età pediatrica va dai 10 ai 15 ug/die. Purtroppo la sua
copertura con le sole fonti alimentari è difficile, poiché a differenza di
quanto avviene negli USA, il latte nel nostro Paese non è fortificato con
vitamina D. Per questo motivo l’aumento di assunzione di latte (una tazza di
latte da 200 g contiene circa 0.06 ug di vitamina D), sia pure essenziale per
l’apporto in calcio, non può da solo compensare la mancata esposizione al sole.
È quindi opportuno incoraggiare il consumo di pesce azzurro (100 grammi di
acciughe contengono 11 ug di vitamina D) e di uova (2 uova contengono circa 2.4
ug di vitamina D), oltre naturalmente al gioco e alle attività sportive all’aria
aperta. Parimenti, allo stato attuale delle conoscenze, è opportuno considerare
una supplementazione quando queste raccomandazioni non vengano
attuate”.
Fonti:
Kumar J, Muntner P, Kaskel FJ, Hailpern SM, Melamed ML Prevalence and Associations of
25-Hydroxyvitamin D Deficiency in US Children: NHANES 2001-2004. Pediatrics.
Vol. 124 No. 3 September 2009, pp. e362-e370
(doi:10.1542/peds.2009-0051)
Reis JP, von Mühlen D, Miller ER 3rd, Michos
ED, Appel LJ. Vitamin D Status and Cardiometabolic Risk Factors in the United
States Adolescent Population. Pediatrics. Vol. 124 No. 3 September 2009, pp.
e371-e379 (doi:10.1542/peds.2009-0213)