Scopo dello studio è stato quello di indagare l'associazione tra i parametri utilizzati nella valutazione dello screening nutrizionale (indice di massa corporea [BMI], perdita di peso non intenzionale [WL] e ridotta assunzione di cibo) e gli esiti clinici in pazienti con malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) non gravemente malati e ospedalizzati. Si tratta di uno studio prospettico multicentrico di vita reale condotto durante la prima ondata di pandemia in 11 Ospedali italiani. In totale, sono stati inclusi 1391 pazienti. L'end-point primario era un composito di mortalità intraospedaliera o di ricovero in terapia intensiva, a seconda dell'evento che si verificava per primo. L'end-point secondario era la mortalità intraospedaliera. I modelli multivariabili erano basati su 1183 pazienti con dati completi. È stato riscontrato che la ridotta assunzione di cibo auto-riferita prima del ricovero e/o attesa dai medici nei giorni successivi al ricovero ha un impatto prognostico negativo sia per l'end-point primario che per quello secondario (P<0.001 per entrambi). Non è stata osservata alcuna associazione con BMI e WL. Altri predittori di esiti erano l'età e la presenza di più comorbidità. È stata rilevata un'interazione significativa tra obesità e multimorbilità (≥2). L'obesità è risultata essere un fattore di rischio per l'end-point composito (HR = 1,36 [IC 95%, 1,03-1,80]; P = 0,031) e un fattore protettivo contro la mortalità intraospedaliera (HR = 0,32 [IC 95%, 0,20-0,51]; P <0,001) nei pazienti con e senza comorbilità multiple, rispettivamente. L'analisi secondaria (pazienti, N = 829), ulteriormente aggiustata per livelli elevati di proteina C-reattiva (>21 mg/dL) e LDH (>430 mU/mL) ha prodotto risultati coerenti. La riduzione dell'assunzione di cibo auto-riferita prima del ricovero e/o prevista dai medici nei giorni successivi al ricovero è stata associata a esiti clinici negativi in ??pazienti COVID-19 ricoverati non in condizioni critiche. Questo parametro semplice e facilmente ottenibile può essere utile per identificare i pazienti a più alto rischio di prognosi sfavorevole, che possono beneficiare di un tempestivo supporto nutrizionale. La presenza di comorbilità potrebbe essere il fattore chiave, che potrebbe determinare il ruolo protettivo o dannoso di un indice di massa corporea elevato nel COVID-19.