Negli Stati Uniti le linee guida del 2010 suggeriscono di limitare l'apporto di colesterolo da origine alimentare a 300 mg/die per le persone in buona salute. Queste linee guida derivano da quelle degli anni Sessanta, quando esistevano meno studi scientifici. Una recente ricerca pubblicata sull'American journal of clinical nutrition ha trovato che, alla luce degli studi esistenti ad oggi, non è possibile arrivare a una conclusione sull'effetto del colesterolo sul rischio cardiovascolare.
Sarebbero quindi necessari ulteriori studi per chiarire l'effetto del colesterolo da fonte alimentare.
La ricerca ha selezionato dagli archivi MEDLINE, Cochrane Central e Commonwealth Agricultural Bureau Abstracts gli studi prospettici pubblicati fino al dicembre 2013.
Sono stati utilizzati quaranta studi (17 coorti in 19 studi con 361.923 soggetti e 19 sperimentazioni in 21 studi con 632 soggetti) pubblicati tra il 1979 e il 2013.
Il colesterolo di fonte alimentare non era associato in modo significativo né alle coronaropatie, né all'ictus ischemico né a quello emorragico.
Il colesterolo di origine alimentare aumentava invece in modo significativo il livello di colesterolo nel sangue e il colesterolo LDL, il colesterolo HDL e il rapporto LDL/HDL. Non c'era, invece, associazione con il livello di trigliceridi nel sangue.
Fonte:
Berger, S., Raman, G., Vishwanathan, R., Jacques, P. F., & Johnson, E. J. (2015). Dietary cholesterol and cardiovascular disease: a systematic review and meta-analysis. The American journal of clinical nutrition, ajcn100305.