Un ampio studio prospettico del National Cancer Institute americano ha concluso che le diete ricche di carne rossa e di cibi a base di carne preparati industrialmente sono associate a un accorciamento della durata di vita, non solo per via di tumori e malattie cardiovascolari, ma anche per morbo di Alzheimer, ulcera gastrica e un ampio ventaglio di altre malattie.
“Il consumo di carne rossa appare associato a un modesto incremento della mortalità totale” spiega Rashmi Sinha, primo autore dello studio, pubblicato in marzo sugli Archives of Internal Medicine.
Lo studio, come tutti quelli basati sulla ricostruzione a posteriori della dieta osservata nei cinque anni precedenti, presenta qualche debolezza, che è stata subito notata e contestata dai produttori americani di carne, che hanno sottolineato come essa sia un'eccellente fonte di zinco, ferro, B12 e altre vitamine e minerali essenziali”.
Tuttavia secondo molti esperti questo studio confermerebbe con maggiore forza statistica quanto già affermato da studi precedenti che hanno portato alle linee guida nutrizionali dell'American Cancer Society, che suggeriscono di preferire pesce, carni bianche o fagioli alla carne di manzo, di maiale o di agnello; di optare per i tagli più magri e di arrostirli, grigliarli con il grill del forno o bollirli, anziché friggerli o cuocerli con il barbecue.
Lo studio di Sinha e colleghi ha analizzato l'alimentazione seguita da oltre mezzo milione di americani di età compresa tra 50 e 71 anni per dieci anni, nel corso dei quali si sono registrati 71.000 decessi.
Confrontando i due estremi del campione, i ricercatori hanno osservato che tra i soggetti abituati a mangiare più carne rossa (oltre 110 grammi al giorno in assoluto) la mortalità per tutte le cause è risultata del 31% (uomini) e del 36% (donne) più elevata, rispetto a quelli che ne mangiavano meno in assoluto (meno di 150 grammi alla settimana).
Con gli insaccati, tra i maggiori e i minori consumatori la differenza di mortalità è risultata del 16% per gli uomini e del 25% per le donne. L'analisi della mortalità causa-specifica mostrava una significativa maggiore mortalità per cancro e malattie cardiovascolari nei forti mangiatori di carne ed insaccati.
Un trend completamente opposto si è invece rilevato in merito al consumo di carni bianche e pesce, che si correlava inversamente con la mortalità.
Uno dei quesiti che rimangono aperti riguarda l'effetto dell'eccesso di calorie, che sicuramente incide sulla mortalità a prescindere dal tipo di carne preferita. “Occorre anche tenere presente che il consumo di carne nella popolazione americana è molto più elevato rispetto a quello di altre popolazioni” commenta il Prof. Davide Festi, gastroenterologo e nutrizionista dell'Università di Bologna e membro del consiglio scientifico dell'Osservatorio Nutrizionale e sugli stili di vita Grana Padano. “ I recentissimi dati sul consumo di carne nella popolazione italiana adulta dell'Osservatorio mostrano un consumo medio giornaliero medio attorno ai 400 grammi/settimana di carne rossa e di circa 150 grammi/settimana di insaccati. Questi consumi sono decisamente più rassicuranti rispetto a quelli statunitensi, ma ancora superiori rispetto a quelli raccomandati, in quanto sfavoriscono pietanze mediterranee a maggiore valenza salutistica quali pesce e legumi, ricche anche esse in ferro, oligoelementi e proteine di buona qualità biologica, ma con addizionali caratteristiche favorevoli”.
Fonte:
Rashmi Sinha; Amanda J. Cross; Barry I. Graubard; Michael F. Leitzmann; Arthur Schatzkin Meat Intake and Mortality: A Prospective Study of Over Half a Million People. Arch Intern Med, Mar 2009; 169: 562 - 571