I benefici dell'attività fisica nelle persone con disabilità
Nelle persone con disabilità, praticare attività fisica con costanza si associa a numerosi effetti positivi, sia fisici che psicologici e sociali.
A livello fisico, gli studi scientifici dimostrano che il movimento può contribuire a rendere più efficienti i sistemi cardiovascolare e respiratorio, a rafforzare gli l’apparato osteoarticolare e muscolare, a controllare il peso e a prevenire patologie croniche legate all'inattività (cardio e cerebrovascolari, ipertensione, obesità, diabete di tipo 2, tumori, osteoporosi, ansia e depressione), che le persone con disabilità sono più a rischio di sviluppare.
L'attività fisica ha ripercussioni positive sulle abilità funzionali, aiutando a potenziare le capacità di svolgere le attività quotidiane anche attraverso programmi riabilitativi e supportando l'autonomia e l'indipendenza.
Fare sport, inoltre, ha un impatto benefico sulla salute mentale e sul benessere psico-sociale, favorendo l'inclusione e lo sviluppo delle relazioni, migliorando la percezione di sé e l'autostima, influenzando in positivo l'umore e aiutando a controllare ansia e depressione.
Disabilità, vita quotidiana, organizzazioni sportive
Nonostante gli effetti positivi emersi dalle ricerche condotte, anche se ancora in numero limitato e con risultati non sempre omogenei, le persone con disabilità che praticano attività fisica restano una percentuale molto bassa, sia a causa di condizioni di salute che rendono più difficile mantenersi attivi, sia per una più ridotta disponibilità e una maggiore difficoltà di accesso ai programmi sportivi. Lo confermano i dati, relativi al 2021, dell’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana”, che ha analizzato la diffusione della pratica sportiva in Italia nelle persone con limitazioni funzionali, ovvero che hanno difficoltà gravi o lievi a svolgere attività abituali e ordinarie a causa di problemi di salute.
Solo l'11% di chi ha limitazioni gravi pratica sport (con continuità o saltuariamente), una quota che aumenta fino a raggiungere il 23,4% in presenza di limitazioni meno gravi ma che è comunque lontana dalla percentuale (intorno al 40%) che si registra nella popolazione priva di limitazioni.
Dalla ricerca emerge, comunque, anche un dato positivo: in passato per le persone con disabilità non c’erano possibilità di dedicarsi all'attività sportiva, soprattutto a livello agonistico, mentre nel Novecento del secolo scorso hanno iniziato a svilupparsi le prime manifestazioni sportive a loro dedicate, come testimoniano i Giochi Paralimpici moderni, che si sono svolti per la prima volta a Roma nell'estate del 1960 e quelli invernali a Örnsköldsvik, in Svezia nel 1976.
Oggi l’attività sportiva è sempre più diffusa tra le persone con disabilità e l'obiettivo dello sport accessibile per tutti, per quanto non ancora pienamente raggiunto, è ampiamente condiviso e sancito da accordi internazionali, tra questi: la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che esorta gli Stati membri a incoraggiare la pratica sportiva da parte delle persone con disabilità, stimolandola attraverso la promozione della cultura sportiva nelle scuole e l'impegno per favorire l'accesso alle strutture e alle competizioni.
Consigli e indicazioni per la corretta pratica dell'attività fisica
In linea generale, tutte le persone: anziani, adulti, adolescenti e bambini, con patologie croniche o con disabilità fisica o psichica congenita o acquisita che, alla visita medica, non presentano controindicazioni e sono in grado di svolgere attività fisica dovrebbero seguire le linee guida generali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che raccomandano almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di intensità media, o 75 minuti alla settimana di attività aerobica ad intensità elevata/vigorosa o una combinazione equivalente di attività aerobica di intensità moderata e vigorosa.
L'attività aerobica deve essere eseguita in sessioni della durata di almeno 10 minuti. Sono raccomandate anche attività per allenare la forza muscolare sollevando pesi in palestra sotto la guida di personale esperto mediante esercizi che coinvolgano tutti i principali gruppi muscolari, almeno due volte alla settimana.
Nel caso di disabilità che permettano attività a corpo libero si possono eseguire esercizi di rinforzo muscolare come quelli illustrati nel capitolo -13-.
Nelle persone in condizioni di isolamento sociale legato a una patologia mentale, l’attività motoria di gruppo può essere particolarmente indicata con il supporto di operatori adeguatamente formati. In questi ambiti, se praticabile, il cammino può essere l’esercizio più semplice da inserire nelle altre attività della vita quotidiana, soprattutto per le persone con ridotte possibilità di accedere ad attività più organizzate (e in genere costose).
Le persone di ogni età con disabilità che non sono in grado di raggiungere i livelli minimi raccomandati dalla OMS dovrebbero comunque impegnarsi a praticare un’attività fisica regolare adattata alle proprie capacità e abilità, Questa buona abitudine aiuta a ridurre il rischio che le patologie non trasmissibili da sedentarietà possano sommarsi alla disabilità, aggravando il quadro clinico e limitando ulteriormente l'autonomia.
A ogni età, è necessario consultare il medico di famiglia e/o lo specialista di fiducia per avere consigli sull’attività fisica più adatta alle condizioni psico-fisiche della persona e per valutare come la disabilità possa condizionare la pratica dell’attività fisica preferita, in modo da godere dei suoi effetti benefici senza rischi per la salute e la sicurezza.