Dieta e menu per Colite - Sindrome del colon irritabile

Indice

Cos’è la Sindrome del colon irritabile

La Sindrome del colon irritabile, comunemente ma impropriamente chiamata colite, è definita come un insieme di disordini funzionali dell’intestino caratterizzati da dolore e/o fastidio addominale diffuso. Si tratta di una patologia molto frequente nella popolazione, che colpisce prevalentemente le donne. Questo disturbo insorge in associazione a cambiamenti del canale intestinale (alvo), a modificazioni della forma delle feci e a gonfiore addominale (clicca qui per scaricare gratis la dieta e il menu per il meteorismo). Chi soffre della Sindrome dell’intestino irritabile riscontra spesso diarrea, ma è frequente anche la stipsi ostinata e, talvolta, un’alternanza di periodi diarroici e di stitichezza. In alcuni casi, la Sindrome può associarsi anche a cefalea (mal di testa), stati di ansia e depressione. Questa patologia è generalmente cronica, caratterizzata da periodi di riacutizzazione dei sintomi e fasi di quiescenza, ma di solito ha percorso benigno e, nella maggioranza dei casi, non determina un dimagrimento né una compromissione delle condizioni di salute generali. Alcuni alimenti sembrano influenzare i segni e sintomi della malattia: in generale, possiamo affermare che una dieta equilibrata e ricca di fibre può aiutare ad alleviare i fastidiosi sintomi della Sindrome del colon irritabile. In particolare, le fibre solubili regalano un concreto aiuto indiretto all'intestino promuovendo la crescita di flora protettiva (azione probiotica), oltre che regolare la funzione intestinale e ridurre la micro-infiammazione correlata all'intestino irritabile. Inoltre, studi recenti hanno dimostrato il possibile effetto benefico dell’utilizzo di probiotici e prebiotici all’interno della corretta alimentazione in persone affette da Sindrome dell’intestino irritabile. 

Sintomi della Sindrome del colon irritabile

Si può parlare di Sindrome dell’intestino irritabile in presenza di dolore addominale frequente (almeno un giorno a settimana nell’arco degli ultimi tre mesi) associato a due o più delle seguenti condizioni:

  • defecazione;
  • cambiamento della frequenza della defecazione (stipsi o diarrea);
  • cambiamento della forma (aspetto) delle feci (liquide o semiliquide/dure, caprine);

In sintesi: se il fastidio e/o dolore all’addome associato a due o più delle condizioni sopracitate persiste per almeno tre mesi, con un esordio dei sintomi almeno sei mesi prima dell’effettiva diagnosi, si è in presenza di Sindrome del colon irritabile.
Altri sintomi tipici della malattia, utilizzabili a supporto della diagnosi, sono:

  • sonnolenza;
  • nausea;
  • mal di schiena;
  • disturbi urinari (clicca qui per scaricare gratis la dieta e il menu per l’incontinenza urinaria).

Se i sintomi descritti si associano a ulteriori “segnali di allarme” per altre malattie (es: perdita di peso involontaria e inspiegabile, sanguinamento rettale e anemizzazione, storia familiare di carcinoma intestinale o ovarico, feci più liquide e più frequenti da oltre sei settimane in soggetti di età superiore ai sessant’anni, masse addominali, marker di malattia infiammatoria intestinale) è necessario effettuare ulteriori indagini.

Diagnosi di Sindrome del colon irritabile

Un’anamnesi accurata e una precisa valutazione clinico-strumentale sono fondamentali per escludere altre patologie (tumori inclusi) e confermare la diagnosi di Sindrome del colon irritabile, che solo un medico specializzato in gastroenterologia (gastroenterologo) può effettuare.

Raccomandazioni dietetiche generali

  • Mantenere una buona idratazione, in quanto un corretto equilibrio idrico è indispensabile per garantire una consistenza morbida delle feci (soprattutto in caso di stipsi);
  • Prediligere preparazioni semplici e cucinare senza aggiungere grassi. Cotture consigliate: a vapore, ai ferri, alla griglia o piastra, al forno e al cartoccio;
  • Evitare un’alimentazione sbilanciata, con un consumo eccessivo di grassi, proteine e povera o priva di carboidrati. Si consiglia invece una dieta equilibrata in micro e macronutrienti, ricca in frutta, verdura e cereali integrali (tipicamente mediterranea);
  • Mangiare lentamente, masticando con calma i bocconi;
  • Evitare di saltare i pasti;
  • Valutare la tolleranza individuali agli alimenti.

ATTENZIONE: Durante la fase acuta (colica), le raccomandazioni dietetiche cambiano! È consigliabile prediligere una dieta “idrica”, volta principalmente a garantire i liquidi e i sali minerali. Attenersi alle indicazioni del medico sulla base del proprio quadro clinico.

I tre capitoli che seguono indicano gli alimenti da evitare, quelli da limitare e quelli generalmente consigliabili in presenza della malattia, ma non la frequenza o la quantità necessaria per un’equilibrata alimentazione, che può e deve essere prescritta solo dal medico specialista.

Alimenti non consentiti

  • Sorbitolo, mannitolo e altri dolcificanti presenti nelle gomme da masticare, nella confetteria, nelle caramelle senza zucchero, etc.;
  • Superalcolici e alcolici, compresi vino e birra;
  • Caffè, tè, cola e altre bevande contenenti caffeina. Evitare le sostanze nervine in generale (es: energy drink);
  • Bevande gassate;
  • Condimenti come burro, lardo, panna, margarine e altri alimenti ricchi di grassi, in quanto possono rallentare la digestione (es: intingoli, fritture, etc.);
  • Insaccati come mortadella, salsiccia, salame, coppa, etc.;
  • Alimenti precotti o pronti, sia industriali che artigianali;
  • Salse elaborate come maionese, ketchup, senape, etc.;
  • Peperoncino, pepe e tutte le spezie piccanti in generale, perché possono irritare le mucose intestinali;
  • Brodo di carne o confezionato con estratti di carne, dadi per brodo;
  • Dolci come torte, pasticcini, marmellata, panna, gelati, etc.;
  • Alimenti preconfezionati o precotti che contengono elevate quantità di “amido resistente”, una sostanza presente negli alimenti che non viene digerita dal nostro organismo. A causa di questa caratteristica (non digeribilità), l’amido resistente fermenta nell’intestino ma, se presente in quantità eccessive, può scatenare i sintomi della Sindrome e non è quindi adatto alle persone che ne soffrono. Alcune forme di amido resistente sono contenute naturalmente negli alimenti, altre invece, note con la sigla RS3 e RS4 (leggere le etichette nutrizionali), si formano attraverso procedimenti chimici e fisici, come avviene nella produzione di merendine e altri prodotti industriali;
  • Fibra della crusca, in quanto può aggravare alcuni sintomi del colon irritabile e pertanto bisogna stare attenti alle eventuali reazioni negative a questo alimento, da valutare in base alla propria tollerabilità.

Alimenti consentiti con moderazione

  • Legumi (es: fagioli, piselli, lenticchie, ceci, fave), a causa del loro potenziale flautogeno;
  • Verdure che durante la digestione producono grandi quantità di gas quali cavoli, cavolfiori, broccoli, etc.;
  • Frutta con potenziale flautogeno come uva passa, banane, albicocche e prugne;
  • Latte (alimento ritenuto a rischio), da limitare soprattutto in associazione ad intolleranza al lattosio (qui la dieta apposita);
  • Alimenti integrali, valutare la tolleranza individuale.

Alimenti consentiti e consigliati

  • Acqua, bere almeno 1,5-2 litri al giorno (preferibilmente oligominerale naturale).
  • Pane, pasta, riso, crackers, etc. derivati da qualsiasi varietà di cereali. Quelli meglio tollerati sono segale, orzo, avena e grano intero bianco senza glutine;
  • Pesce (fresco o surgelato). È consigliabile consumarlo, nelle dosi prescritte, almeno tre volte alla settimana, preferibilmente cucinato alla griglia, al vapore, arrosto o al forno purché il tutto venga cucinato senza far friggere i condimenti;
  • Carne (scegliere tagli magli e senza grasso visibile): manzo, vitello, vitellone, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale e cavallo. Prediligere la cottura alla griglia, arrosto, bollitura, al forno o anche in umido, purché il tutto venga cucinato senza far friggere i condimenti;
  • Latticini freschi e yogurt, quest’ultimo se integrato con probiotici può agire positivamente sulla flora intestinale;
  • Formaggi stagionati come il Grana Padano DOP , che non contiene naturalmente lattosio e può essere un ottimo sostituto di un secondo piatto a base di carne o uova. Questo formaggio può anche essere consumato giornalmente grattugiato (un cucchiaio, 10 grammi) per insaporire i primi piatti, minestre o i passati di verdura . Il Grana Padano DOP è un concentrato di latte, ma meno grasso di quello intero con cui è prodotto perché viene parzialmente decremato durante la lavorazione. Inoltre, il suo consumo incrementa l’apporto proteico dei pasti e favorisce il raggiungimento del fabbisogno giornaliero di calcio;
  • Frutta. Consumare circa due-tre frutti di medie dimensioni al giorno, a seconda della tollerabilità, preferibilmente con la buccia (se commestibile e ben lavata). In particolare, i kiwi, oltre a contenere una buona quantità di fibre per riequilibrare l'intestino, possono potenziare l'azione delle fibre prebiotiche;
  • Verdure. Le fibre permettono una buona contrazione dell’intestino (peristalsi), favorendo quindi il transito intestinale. Preferire quelle molto ricche in fibra grezza come carciofi, insalata, bieta e quelle che contengono i fruttoligosaccaridi (FOS) come asparagi, pomodoro, carote, porri, cicoria;

Consigli comportamentali

  • Consumare i pasti a tavola mangiando lentamente;
  • Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi, etc.);
  • Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana (minimo 150 minuti, ottimali 300). L’attività fisica moderata e a lunga durata concorre ad attenuare i sintomi.
  • Non fumare: il fumo contribuisce a danneggiare le mucose dell’organismo;
  • Eliminare gli stress ambientali utilizzando al meglio il tempo libero a disposizione, ritagliandosi ogni tanto dei momenti di relax;
  • Leggere le etichette nutrizionali dei prodotti, soprattutto per accertarsi del loro contenuto in grassi;
  • Ricordarsi dell’importanza del self management (non bisogna trascurarsi!) per un trattamento efficace della propria condizione clinica.

Dieta a basso contenuto di FODMAP

La dieta a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli) limita i carboidrati alimentari a catena corta, scarsamente assorbiti nell’intestino tenue e fermentati nel grande intestino. I FODMAP si trovano nel grano, in alcuni tipi di frutta e verdura, nei legumi, nei dolcificanti artificiali e in alcuni alimenti preconfezionati. La fermentazione non è caratteristica dei soggetti con Sindrome dell’intestino irritabile, ma peggiora i sintomi in quelli con ipersensibilità viscerale. Se i sintomi persistono nonostante l’aderenza alle raccomandazioni sulla dieta e stile di vita generale, ulteriori consigli sull’alimentazione quotidiana dovrebbero prevedere l’eliminazione di singoli alimenti e diete ad esclusione (es: diete a basso contenuto di FODMAP), forniti esclusivamente da uno specialista in Scienza dell’Alimentazione (raccomandazioni basate su trial controllati e randomizzati e su trial controllati di qualità molto bassa – linee guida NICE).

Autore

Dr.ssa Laura Iorio,
medico specialista in Scienza dell’Alimentazione

Supervisione scientifica

Dr.ssa Michela Barichella,
medico specialista in Scienza dell'Alimentazione e Responsabile UOS Dietetica Nutrizione Clinica ASST-G PINI-CTO MILANO

Avvertenze

Tutte le raccomandazioni e i consigli presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo educativo ed informativo e si riferiscono al tema trattato in generale, pertanto non possono essere considerati come consigli o prescrizioni adatte al singolo individuo il cui quadro clinico e condizioni di salute possono richiedere un differente regime alimentare. Le informazioni, raccomandazioni e i consigli sopracitati non vogliono essere una prescrizione medica o dietetica, pertanto il lettore non deve, in alcun modo, considerarli come sostitutivi delle prescrizioni o dei consigli forniti dal proprio medico curante.