Attività fisica

L’attività fisica per la prevenzione secondaria nelle principali patologie

Patologie cardiovascolari

Sommario:

L'esercizio fisico come pilastro della prevenzione secondaria cardiovascolare

L’esercizio fisico ha una comprovata efficacia nella prevenzione primaria e secondaria delle patologie cardiovascolari ed è un importante componente della terapia nella maggior parte di esse, oltre a essere associato a una riduzione della mortalità per cause cardiovascolari e per tutte le cause.

L'attività sportiva gioca un ruolo essenziale nell'ambito della riabilitazione cardiovascolare, un programma terapeutico multidisciplinare che ha l'obiettivo di  favorire il recupero e di migliorare la salute del cuore e la qualità della vita dei pazienti dopo un evento cardiaco, come un infarto miocardico, un ictus o un intervento chirurgico a carico del cuore.

Oltre a stimolare la guarigione e il recupero dell'autonomia, la riabilitazione ha il compito di promuovere la prevenzione secondaria:

  • cioè di aiutare a prevenire ulteriori eventi cardiaci combinando la terapia farmacologica, gli esami periodici e l'adozione di uno stile di vita sano, utile per la riduzione dei fattori di rischio - in particolare alti livelli di colesterolo, glicemia e pressione arteriosa.

Le evidenze scientifiche mostrano che dopo un evento cardiaco c'è un'elevata probabilità di svilupparne un secondo, o più di uno in futuro, quindi, la prevenzione cardiovascolare è fondamentale per scongiurare questo rischio. L'attività fisica, insieme a buone pratiche quotidiane come seguire una dieta sana, non fumare, perdere peso in presenza di sovrappeso o obesità, può contribuire in modo significativo alla riabilitazione cardiovascolare e rappresenta uno dei punti cardine della prevenzione secondaria, come sottolineano le linee guida di tutte le società scientifiche europee e americane.

I benefici dell'attività fisica nelle cardiopatie

Molti studi hanno evidenziato che un regolare esercizio fisico è in grado di modificare favorevolmente il profilo di rischio in presenza di problematiche cardiache. Questo effetto può essere raggiunto con un'attività fisica sotto massimale, il cui limite superiore di intensità può essere determinato individualmente attraverso un test cardiopolmonare, in modo da fornire benefici senza effetti controproducenti. 

I principali benefici dello sport nelle persone cardiopatiche riguardano:

  • l'incremento della probabilità di sopravvivenza;
  • la riduzione della recidiva di eventi coronarici;
  • l'aumento della capacità funzionale, necessaria per svolgere compiti e attività che richiedono uno sforzo fisico;
  • la riduzione dei sintomi;
  • il miglioramento della qualità della vita.

Questi effetti positivi sono il risultato di una serie di meccanismi fisiologici che si associano all'attività sportiva nei cardiopatici e che permettono sia di controbilanciare le conseguenze negative di un evento cardiovascolare, sia di tenere sotto controllo i principali fattori di rischio. 

In dettaglio, l'esercizio fisico è in grado di migliorare la funzione cardiaca perché:

  • riduce i valori di frequenza cardiaca e di pressione arteriosa;
  • favorisce un'ottimale gittata cardiaca (volume di sangue espulso dai ventricoli in un minuto), un parametro che in presenza di malattie cardiovascolari può essere ridotto, compromettendo la capacità del cuore di fornire sangue e ossigeno all'organismo;
  • migliora la contrattilità del miocardio, cioè la capacità del muscolo cardiaco di contrarsi;
  • ripristina la corretta vasodilatazione endotelio-dipendente (cioè mediata dalle cellule endoteliali, che rivestono l'interno dei vasi sanguigni), che nei cardiopatici può essere alterata, richiedendo al cuore un lavoro più intenso per pompare il sangue e mantenere un'adeguata circolazione: il regolare esercizio fisico, infatti, stimola il rilascio di ossido nitrico, la cui diminuita produzione è alla base della vasocostrizione, e favorisce il corretto flusso sanguigno. 

L'attività sportiva, inoltre, contribuisce a contrastare il quadro infiammatorio che gioca un ruolo importante nell'insorgenza degli eventi cardiovascolari.

Per quanto riguarda il controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, l’attività fisica, soprattutto quella aerobica, provoca modifiche del metabolismo lipidico in grado di contrastare la formazione di placche aterosclerotiche sulle pareti delle arterie, una delle condizioni che è all'origine dell'infarto e di altre problematiche cardiovascolari perché provoca l'irrigidimento e l'ostruzione dei vasi e la riduzione del flusso sanguigno a organi e tessuti. Nello specifico, un regolare esercizio di tipo aerobico favorisce:

  • il calo dei trigliceridi;
  • l'incremento del colesterolo HDL (il cosiddetto “colesterolo buono”);
  • l'aumento della sensibilità all’insulina.

L'attività sportiva dopo un evento cardiovascolare: controlli preliminari e precauzioni da adottare

Nonostante i benefici dello sport nella prevenzione e nella terapia delle malattie cardiovascolari siano accertati, in persone con patologie cardiache di cui non erano a conoscenza l’esercizio fisico può innescare aritmie, aumentando il rischio di morte cardiaca improvvisa. Prima di iniziare l'attività sportiva, dunque, è indispensabile una visita medica specialistica per impostare il programma più idoneo sulla base delle condizioni fisiche della persona. È inoltre fondamentale che i programmi siano personalizzati, cioè basati sulla misurazione esatta della capacità di esercizio individuale e sulla precisa quantificazione dell’attività fisica da praticare, per permettere di allenarsi in sicurezza, ridurre i rischi e ottenere i benefici desiderati.

Fra i vari parametri utili alla prescrizione dell’esercizio fisico, è essenziale determinare la corretta intensità dell’attività fisica, che è direttamente correlata sia al miglioramento della capacità funzionale, sia alla riduzione del rischio di eventi avversi durante l'attività. Di solito, l’intensità è espressa come frequenza cardiaca da mantenere durante l’esercizio: questo valore può essere calcolato come percentuale della frequenza cardiaca massima teorica (che si ottiene sottraendo a 220 l’età della persona) oppure di quella registrata durante un test ergometrico massimale.

Tuttavia, in presenza di accertate patologie cardiovascolari, la metodica più precisa per la valutazione dell'intensità dell’esercizio è il test cardio-polmonare, che combina l’analisi integrata della ventilazione, del consumo di ossigeno (VO2) e della produzione di anidride carbonica con i parametri comunemente valutati durante il test da sforzo incrementale, come la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e le modifiche dinamiche all’elettrocardiogramma da sforzo. In base alla risposta metabolica dell’organismo, il test consente di stimare a quale frequenza cardiaca il soggetto sta eseguendo un esercizio con metabolismo prevalentemente aerobico (soglia aerobica), corrispondente a un’intensità moderata, e quando si ha invece uno spostamento verso il  metabolismo anaerobico (soglia anaerobica) che corrisponde a un’intensità vigorosa di esercizio aerobico

Il test cardio-polmonare permette dunque di valutare le soglie del singolo individuo sulla base del suo stato di salute, del grado di allenamento e del livello di tolleranza allo sforzo, tenendo anche conto della terapia che il paziente sta assumendo:

  • nelle persone cardiopatiche, infatti, anche in relazione alla terapia farmacologica, le soglie possono corrispondere a livelli di esercizio differenti rispetto ai soggetti sani.

L’intensità dell’esercizio determinata tramite percentuali tabellari prestabilite (di solito in un range troppo ampio) della frequenza cardiaca massima, anziché sulla base delle soglie individualmente determinate, potrebbe dunque comportare una sovrastima o una sottostima delle intensità corrette. È quindi essenziale, in questi pazienti, una valutazione che porti a una prescrizione individualizzata dell’intensità di attività fisica, per minimizzare i rischi e sfruttare al meglio gli effetti benefici dell’esercizio.

È fondamentale stabilire anche la frequenza e la durata dell’esercizio, fornire al paziente indicazioni sulla giusta progressione dell’attività fisica, che deve prevedere un aumento graduale dell'impegno tenendo conto del livello di allenamento di partenza della persona, e suggerire la combinazione di esercizi più idonea per una corretta seduta di allenamento.

L’esercizio fisico, in particolar modo nei pazienti con cardiopatia, rappresenta un farmaco essenziale, da prescrivere nel dettaglio, con indicazioni specifiche e il più possibile personalizzato.

Per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi, è importante:

  • seguire un programma sportivo su misura;
  • praticare attività fisica con regolarità;
  • procedere in modo graduale, cioè aumentare progressivamente l'intensità e la durata dell'allenamento per favorire l'adattamento da parte dell'organismo e scongiurare il rischio di lesioni o complicanze;
  • non forzare il corpo e interrompere l'attività in caso di dolore o affaticamento;
  • fare sport sotto la supervisione di un medico specialista in Medicina dello sport e/o Cardiologia, almeno in fase iniziale, per imparare la corretta intensità degli esercizi e non rischiare di commettere errori pericolosi per la salute.

Attività aerobica e cuore

L'attività aerobica è la tipologia di attività sportiva a cui si associano i benefici più significativi e la prevenzione secondaria più efficace dopo un evento cardiovascolare.

Le linee guida consigliano:

  • 150-300 minuti alla settimana di attività aerobica a intensità moderata o 75-150 minuti alla settimana a intensità maggiore (in casi selezionati), da suddividere in 3-5 giorni alla settimana.

Le attività più indicate sono quelle a impegno cardiocircolatorio costante e a intensità lieve o moderata, come camminare, correre e nuotare (se possibile), pedalare e ballare, da preferire a quelle di potenza o forza esplosiva.

Esercizi di rinforzo muscolare

Un programma di riabilitazione cardiovascolare funzionale alla prevenzione secondaria deve associare all'attività cardiorespiratoria anche degli esercizi di rinforzo muscolare. Questa tipologia di lavoro migliora la resistenza, aiutando il cuore a funzionare in modo più efficiente, aumenta la tolleranza allo sforzo, riducendo la sensazione di fatica e di affanno, favorisce il recupero della funzionalità muscolare compromessa da patologie o interventi cardiaci, stimolando un migliore recupero e agendo da fattore protettivo nei confronti di ulteriori eventi cardiovascolari.

Gli esercizi devono essere caratterizzati da carichi non elevati per non provocare un dispendio energetico eccessivo rispetto alle possibilità del paziente ed evitare infortuni e complicanze.

All'interno di un programma di rinforzo muscolare possono essere inseriti:

  • esercizi di resistenza, come quelli sulla cyclette o sul tapis roulant;
  • esercizi di forza, come gli affondi e i piegamenti sulle braccia;
  • esercizi di equilibrio;
  • esercizi per la flessibilità, come lo stretching e lo yoga.

Ogni attività deve essere adeguata alle condizioni della persona e al suo stato clinico, è pertanto inadeguato suggerire attività standard. Premesso ciò, nel capitolo 13 Esercizi di rinforzo muscolaresono disponibili svariati programmi di esercizi modulati su diversi livelli di allenamento (minimo, intermedio, ottimale) e gradi di intensità (bassa, intermedia, elevata), che possono essere utilizzati come base per allenarsi.

Nello stesso capitolo puoi leggere:

Programma proposto
da
Educazione nutrizionale grana padano
per
milano cortina 2026
PROGRAMMA PROPOSTO DA Educazione nutrizionale grana padano per milano cortina 2026