Gli effetti benefici dell’esercizio fisico sulla prevenzione oncologica e come coadiuvante delle terapie antitumorali
Numerose ricerche scientifiche recenti indicano un ruolo importante dell’attività fisica per la prevenzione primaria e secondaria delle patologie tumorali e come coadiuvante delle terapie oncologiche, soprattutto in alcune forme di cancro. Gli studi dimostrano che sia l'inattività fisica sia la sedentarietà (cioè l'abitudine di trascorrere troppo tempo in posizione seduta) sono fattori predisponenti alle malattie oncologiche, quindi, muoversi di più e stare seduti di meno sono strategie utili per ridurre il rischio di svilupparle e migliorare il decorso e l'efficacia delle cure.
Perché l'attività fisica aiuta a prevenire i tumori?
I meccanismi grazie ai quali l'esercizio regolare può esercitare un'azione preventiva sui tumori sono di varia natura e derivano da una serie di modificazioni fisiologiche che il movimento provoca nell'organismo. L’esercizio fisico è utile per proteggerci dal cancro perché:
- aiuta a ridurre l'indice di massa corporea e favorisce il controllo del peso e il dimagrimento, quindi, contribuisce a prevenire i tumori legati al sovrappeso e all’obesità;
- previene e combatte l'infiammazione, che soprattutto quando è cronica favorisce la comparsa di mutazioni delle cellule e aumenta il rischio di una loro trasformazione in senso canceroso: lo sport, infatti, migliorando il flusso sanguigno ossigena i tessuti e facilita la distribuzione capillare di sostanze antinfiammatorie, oltre ad aumentare la sensibilità dei tessuti all’insulina, un ormone che, a concentrazioni troppo elevate, stimola in modo eccessivo l'infiammazione;
- riduce lo stress ossidativo, che a livelli elevati aumenta il rischio patologie degenerative;
- velocizza il transito intestinale e, in questo modo, evita che le sostanze di scarto dell'alimentazione restino troppo a lungo a contatto con le mucose di stomaco e intestino e aumentino il rischio che eventuali composti tossici o mutageni (cioè in grado di provocare mutazioni nel DNA) possano danneggiare le cellule, con effetti positivi soprattutto nella prevenzione del cancro del colon;
- riduce la concentrazione di alcuni ormoni, tra cui gli estrogeni, a cui sono sensibili vari tumori, come quelli dell’utero e del seno;
- supporta l'efficienza del sistema immunitario, in particolare contribuendo a regolare in modo benefico la quantità e la qualità di numerose cellule immunitarie implicate in diversi tipi di tumore.
Quali sono i tumori che più beneficiano dell'azione protettiva dello sport?
Secondo la medicina basata sull’evidenza (un approccio clinico che consiste nell'utilizzo delle migliori prove scientifiche per la cura delle persone), gli effetti benefici dell’esercizio fisico sul cancro sono diversi a seconda della localizzazione della malattia.
I tumori per i quali sono disponibili le prove più solide sull'azione protettiva dell'attività fisica sono:
- quelli al colon,
- al seno,
- all'endometrio,
- al rene,
- alla vescica,
- all'esofago (adenocarcinoma),
- allo stomaco (cardias).
Un ruolo preventivo dello sport è stato individuato anche nei confronti del tumore al polmone, anche se con minori evidenze. Si ipotizza che lo sport possa svolgere un'azione preventiva, tuttora allo studio, anche in altre forme di tumore, come il cancro alla prostata e del retto, anche perché lo sport aiuta a contrastare fattori di rischio come sovrappeso e obesità, delle neoplasie ematologiche come il mieloma, del tumore del pancreas e dell'ovaio, ma in questi casi sono necessarie ulteriori ricerche per confermare gli effetti positivi dello sport.
Nel cancro del colon, gli studi hanno dimostrato che la riduzione del rischio è proporzionale all’intensità, alla durata e alla frequenza della pratica sportiva:
- le persone attive hanno un rischio inferiore del 30-40 per cento rispetto a quelle sedentarie e i benefici si ottengono con 30-60 minuti di attività fisica da moderata a vigorosa al giorno.
Nel tumore al seno, gli studi epidemiologici hanno evidenziato che l’esercizio fisico costante riduce del 30% il rischio di svilupparlo.
Dalle ricerche è emerso che l’esercizio stimola da parte del muscolo il rilascio di sostanze, chiamate citochine o miochine, che sono in grado di modulare l’attività di vari organi. Studi preclinici (cioè condotti prima “in vitro” e poi sugli animali, non sull'uomo, per osservare come agisce una determinata molecola su un organismo vivente e qual è il suo livello di tossicità) hanno mostrato che alcune di queste citochine, come l’oncostatina M e l’Irisina, hanno la capacità di ostacolare la crescita e la mobilità delle cellule tumorali del carcinoma mammario, anticipandone la morte cellulare.
Anche nel cancro dell'endometrio le ricerche, per quanto meno numerose, mostrano che l'attività fisica potrebbe ridurre il rischio, con una diminuzione pari al 20-40 per cento tra le donne attive rispetto a quelle che non praticano sport ed effetti proporzionali all’intensità e alla frequenza dell’impegno fisico.
Alcune ricerche sul cancro del polmone suggeriscono che le persone che fanno sport abbiano un rischio di ammalarsi ridotto del 20 per cento rispetto a chi non lo pratica, per quanto gli effetti nocivi del fumo di sigaretta giochino un ruolo dominante e non contrastabile dalla pratica sportiva.
Una riduzione del rischio proporzionale all'impegno fisico è stata osservata anche per i tumori al rene e al fegato, per il mieloma e per il linfoma non-Hodgkin.
L'attività fisica a supporto delle terapie oncologiche
Lo sport è anche uno strumento di supporto alle cure oncologiche, perché riduce l'affaticamento che spesso si accompagna alla chemioterapia e ad altri trattamenti, contrasta alcuni effetti collaterali delle terapie, aiutando il malato a tollerarle meglio, e migliora la qualità della vita. In particolare, l'attività fisica durante il trattamento antitumorale può contribuire a:
- ridurre la stanchezza;
- attenuare la sensazione di nausea e il dolore articolare;
- salvaguardare la salute delle ossa e ridurre il rischio di osteoporosi, una condizione comune a numerosi pazienti per effetto sia della malattia che delle terapie;
- migliorare la capacità cardiovascolare e respiratoria;
- rinforzare il tono muscolare, aumentando la forza e la resistenza;
- controllare il peso;
- ridurre gli stati d'ansia e migliorare l'umore, soprattutto perché favorisce la socializzazione e aiuta a non isolarsi a causa della mancanza di energia, che può portare a evitare anche le attività quotidiane più semplici;
- aumentare l'appetito, che può essere ridotto dalle terapie;
- migliorare la qualità del sonno.
Nelle persone che stanno seguendo una terapia oncologica, l'attività sportiva regolare contribuisce anche a ridurre il rischio di recidive, cioè a evitare che il cancro si ripresenti, soprattutto nel caso di alcuni tumori, in particolare quello della mammella, del colon-retto, della prostata e delle ovaie. I numerosi studi condotti mostrano anche che mantenersi attivi, rispetto a condurre una vita sedentaria, aumenterebbe le possibilità di sopravvivenza.
I criteri per la prescrizione dell’esercizio nelle patologie oncologiche
Per i benefici a cui si associa, l'attività fisica è consigliata sia alle persone sane, per prevenire l'insorgenza dei tumori, sia a quelle a cui sia stato diagnosticato un cancro, come coadiuvante delle terapie. In quest’ultimo caso, è importante che il lavoro sia personalizzato, cioè calibrato sulle condizioni fisiche e di salute dell'individuo, e che venga svolto sotto la supervisione di uno specialista, che dovrà valutare le modalità di esercizio più adeguate e le eventuali controindicazioni, soprattutto per i malati di tumore:
- tipologia, quantità, durata, frequenza e intensità dell'allenamento potranno, infatti, variare a seconda del tipo di neoplasia, della fase della malattia che il paziente attraversa e della sua risposta ai trattamenti.
Gli esercizi di rinforzo muscolare sono raccomandati perché maggiori livelli di forza muscolare sono stati associati a una riduzione del rischio di mortalità per tumore e a un miglioramento importante della qualità della vita dei pazienti oncologici:
- andare in palestra un paio di volte alla settimana per fare esercizi con sovraccarichi moderati è un valido metodo coadiuvante la terapia anti-tumorale e uno strumento efficace per limitare gli effetti collaterali della terapia stessa.
Anche l'attività aerobica è utile in ottica preventiva: le ricerche suggeriscono che più se ne svolge, maggiore sarà la riduzione del rischio di sviluppare i tumori, quindi rispetto alle malattie cardiovascolari o al diabete mellito di tipo 2 è necessario un impegno più consistente per beneficiare dell'azione preventiva dello sport nei confronti del cancro.
Per questo motivo, anche se le linee guida dell'OMS raccomandano alle persone adulte di svolgere da 150 a 300 minuti alla settimana di attività fisica a intensità moderata (oppure 75-150 minuti di attività fisica a intensità vigorosa o una combinazione equivalente delle due), allenarsi per più di 300 minuti settimanali può essere ancora più efficace per la prevenzione dei tumori. Anche l’attività aerobica è ritenuta importante per contrastare gli effetti collaterali della terapia oncologica, soprattutto sul sistema cardiovascolare.