Dieta per Ovaio policistico - Policistosi ovarica

Indice

Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico?

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS, Poly-Cystic Ovary Syndrome) è una condizione clinica molto frequente nella popolazione femminile: colpisce l’8-20% delle donne in età fertile, dalla prima mestruazione alla menopausa, ed è ritenuta una delle principali cause di infertilità. Generalmente, la malattia insorge durante l’adolescenza, anche se la diagnosi può essere posta, nelle forme meno gravi, intorno ai 30 anni, proprio indagando sulle cause dell’infertilità.

Le complicanze a lungo termine della policistosi ovarica vanno ben oltre il solo apparato genitale e comprendono rischi più elevati di sviluppare:

Inoltre, tutte le conseguenze metaboliche presenti nelle donne affette da policistosi ovarica sono simili a quelle dei pazienti affetti da sindrome metabolica, che è notoriamente una situazione clinica predisponente alla malattia cardiovascolare.

Ovaio policistico cause

La causa della sindrome dell’ovaio policistico è ancora sconosciuta e multifattoriale:  sembra che un inefficiente funzionamento del sistema riproduttivo possa essere legato alla sindrome.

  • Secondo alcuni studi, un'alterazione dell'ormone Follicolo Stimolante (FSH) e di quello Luteinizzante (LH) potrebbe essere all’origine di questa disfunzione.
  • È stato osservato che nelle donne con ovaio policistico si riscontrano spesso anche alti livelli di insulina nel sangue (iperinsulinemia) e una ridotta risposta dei tessuti all’insulina (insulino resistenza). Quest’ultima potrebbe alterare il funzionamento ovarico, oltre al fatto che contribuisce a determinare l’insorgenza dell’obesità e la difficoltà a combatterla.

Ovaio policistico sintomi

Di solito, i sintomi che indicano la presenza della sindrome dell’ovaio policistico sono:

  • irregolarità del ciclo mestruale (scarse o assenti mestruazioni), che possono associarsi ad infertilità;
  • ipersecrezione di ormoni maschili (eccessiva presenza di androgeni), che può causare un aumento della peluria anche in zone tipicamente maschili e/o acne (segni di iperandrogenismo). Tali sintomi sono collegati ad alterazioni endocrinologiche e metaboliche.
  • riscontro all’ecografia di ovaie ingrandite con un caratteristico aspetto micropolicistico, ovvero caratterizzate dalle presenza di piccole cisti (raccolte di liquido) all’interno dell’ovaio;
  • assenza di ovulazione:
  • obesità e/o insulino resistenza.

Esiste però una grossa variabilità di sintomi tra una donna e l’altra: si va da condizioni poco sintomatiche, con sole alterazioni del ciclo mestruale, sino a condizioni in cui si possono avere contemporaneamente:

  • amenorrea (assenza di mestruazioni);
  • irsutismo (presenza anomala ed eccessiva di peluria);
  • dolore pelvico;
  • acne, pelle grassa;
  • perdita di capelli;
  • mal di testa;
  • sbalzi di umore, depressione;
  • difficoltà a rimanere incinta;
  • obesità con grave compromissione della qualità della vita.

Quando i sintomi peggiorano in breve tempo è consigliabile procedere con esami clinici che possano confermare o meno un iperandrogenismo di origine diversa.

Diagnosi ovaio policistico

Sfortunatamente, non esiste un test per diagnosticare la sindrome dell'ovaio policistico (PCOS). Il ginecologo deve accertare l’esclusione di altre condizioni che possono causare i sintomi e informarsi (anamnesi) sulla salute generale e lo stile di vita della paziente: storia del ciclo mestruale, acne, indice di massa corporea (BMI), problemi di infertilità, storia famigliare etc., poi eseguire una completa visita ginecologica per verificare:

  1. eventuale aumento di volume delle ovaie;
  2. eventuale presenza di cisti follicolari tramite ecografia pelvica transvaginale (introduzione di una sonda ecografica nel canale vaginale), accertamento che serve anche per controllare lo stato dell’endometrio (spessore della mucosa che riveste l’interno dell'utero).
  3. presenza eccessiva di peluria (irsutismo);
  4. presenza di acne.

Si procede poi con:

  1. analisi del sangue per verificare i livelli di androgeni, colesterolo, glicemia e, ove opportuno, insulinemia.

Come curare l’ovaio policistico

Per ridurre gli ormoni androgeni e le irregolarità mestruali, le donne giovani con la sindrome dell’ovaio policistico, che al momento non desiderino una gravidanza, la pillola contraccettiva (estrogeni e progestinici) rappresenta una buona scelta per bloccare la produzione di ormoni da parte delle ovaie, oltre che per preservare l’ovaio da un’eccessiva distruzione dei follicoli che potrebbe portare ad infertilità in età più avanzata.

Se la donna presenta anche segni di iperandrogenismo possono essere prescritti farmaci con attività anti-androgena (ad es.: spironolattone, ciproterone acetato), oltre a provvedimenti estetici locali.

  • È molto importante trattare efficacemente la resistenza all’insulina, perché se questo parametro migliora, si possono osservare, di conseguenza, una maggiore regolarità del ciclo mestruale, una minore produzione di androgeni, una riduzione dei fattori di rischio cardiometabolici.

Per tali motivi, nei protocolli terapeutici sviluppati per curare la sindrome, trovano indicazione sostanze insulino-sensibilizzanti quali metformina, pioglitazone ed inositoli.

Raccomandazioni dietetiche generali

La dieta e l’attività fisica svolgono un ruolo molto importante nel trattamento dell’insulino resistenza nelle pazienti con ovaio policistico.
Nelle donne obese o sovrappeso, si mira a una riduzione del 5-10% del peso corporeo nell’arco di 12 mesi e al mantenimento a lungo termine del peso raggiunto.
È importante impostare una dieta a indice glicemico controllato. L’indice glicemico indica la velocità con la quale la glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue) si innalza a seguito dell’assunzione di un alimento.

  1. Assumere un’adeguata quantità di fibra, circa 30-35 grammi al giorno.
  2. Ridurre gli zuccheri semplici e controllare l’apporto di carboidrati complessi.
  3. Ridurre il consumo di grassi, in particolare i grassi saturi.
  4. Preferire metodi di cottura semplici (senza grassi aggiunti), come a vapore, in microonde, sulla griglia o piastra, in pentola a pressione, piuttosto che la frittura, la cottura in padella o bolliti di carne.
  5. Seguire le raccomandazioni per un’equilibrata alimentazione nella popolazione generale in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e all’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura.
  6. Non saltare mai la colazione.
  7. Consumare pasti completi (carboidrati + proteine + verdura) a pranzo e cena.
  8. Evitare i pasti costituiti quasi esclusivamente da carboidrati (ad  es. pasta al pomodoro, focaccia semplice o alle cipolle, risotto allo zafferano) e preferire condimenti a base di pesce, carne magra o legumi (pasta e fagioli, risi e bisi, pasta e ceci, etc.).

I tre capitoli che seguono indicano gli alimenti da evitare, da limitare e quelli generalmente consigliabili in presenza della malattia, ma non la frequenza o la quantità necessaria per un’ equilibrata alimentazione , che può e deve essere prescritta solo dal medico specialista.

Alimenti non consentiti

  • Condimenti grassi come burro, lardo, margarine, pancetta, panna, salse in genere.
  • Dolci e dolciumi come creme, prodotti da forno soprattutto se farciti, gelati, caramelle, ecc., perché molto ricchi in grassi saturi e zuccheri semplici.
  • Frittelle, patatine e altri alimenti fritti o ricchi in grassi come focacce, poiché legati all’insorgenza di insulino resistenza.
  • Bevande zuccherine come cola, acqua tonica, tè freddo, ma anche succhi di frutta, perché contengono naturalmente zucchero (fruttosio) anche se riportano sulla confezione la dicitura “senza zuccheri aggiunti”.
  • Alcolici e superalcolici. Queste bevande forniscono solo energia (calorie vuote) e nessun nutriente, favorendo l’aumento di peso.
  • Frattaglie: fegato, cervello, reni, rognone, cuore.
  • Insaccati ad elevato tenore in grassi saturi, come salame, salsiccia, pancetta, cotechino, etc. , oltre alle parti grasse visibili di ogni tipo di carne o affettati.
  • Formaggi ad elevato tenore in grassi saturi, tipo mascarpone e formaggi a doppia o tripla crema.

Alimenti consentiti con moderazione

  • Patate, poiché sono importanti fonti di carboidrati (amido) quindi sono dei veri e propri sostituti di pane, pasta e riso. Possono essere perciò consumate occasionalmente, ma sempre in sostituzione al primo piatto (pasta, riso, etc.) con una frequenza minima nella settimana, perché provocano aumenti consistenti della glicemia dopo il pasto. È preferibile consumarle fredde per ridurre l’indice glicemico, (ad esempio in insalata), tenendo presente che non sono un contorno e devono sostituire il pane.
  • Frutta molto ricca in zuccheri come banane, cachi, fichi, uva, ma anche frutta sciroppata e disidratata.
  • Sale. È buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze durante e dopo la cottura e limitare il consumo di alimenti che naturalmente ne contengono elevate quantità (alimenti in scatola o salamoia, dadi ed estratti di carne, salse tipo soia, etc.).

Alimenti consentiti e consigliati

  • Verdura di stagione, almeno una porzione ad ogni pasto, cruda o cotta. La varietà nella scelta permette di introdurre correttamente i sali minerali, le vitamine e gli antiossidanti necessari per l’organismo.
  • Frutta fresca, da consumare ogni giorno in numero di due-tre frutti di medie dimensioni. La frutta andrebbe consumata con la buccia (ben lavata), limitare i frutti più zuccherini precedentemente citati.
  • Riso, pasta e pane integrali in alternativa ai corrispettivi raffinati (almeno la metà dei cereali consumati dovrebbero essere integrali). Preferire pasta o riso cotti “al dente” per ridurne l’indice glicemico.
  • Pesce (fresco o surgelato), da preferire a tutti gli alimenti ricchi di proteine animali. È consigliabile consumarlo, nelle dosi prescritte, almeno tre volte alla settimana preferibilmente cucinato alla griglia, al forno, al vapore, arrosto.
  • Formaggi, da consumare come secondo al posto di carne o due uova, 2 volte a settimana. 100 g di formaggi freschi come mozzarella, certosino, scamorza fresca, caciottine fresche oppure 50 g di quelli stagionati come Grana Padano DOP. Questo formaggio, in particolare, si può consumare giornalmente grattugiato (10 g, un cucchiaio) per insaporire pasta, riso, polenta e passati di verdure al posto del sale. Grana Padano DOP è un concentrato di latte, ma ha meno grassi del latte fresco intero con cui è fatto perché durante la lavorazione è parzialmente decremato per affioramento naturale e apporta il 32% di grassi “buoni” (polinsaturi e monoinsaturi). Inoltre, contiene buone quantità di antiossidanti come zinco, selenio, Vitamina A e ottime quantità di vitamina B12.
  • Uova. Il loro consumo è importante, ma non deve essere superiore a 2/4 porzioni a settimana, compreso il loro utilizzo per la preparazione di altri piatti come pasta all’uovo, gnocchi, ecc. Cucinate sode, alla coque, in camicia o strapazzate con verdure o pomodoro.
  • Affettati, la scelta va limitata al consumo di quelli più magri (prosciutto cotto, crudo, bresaola, speck, arrosto di tacchino e pollo), privandoli del grasso visibile e nelle quantità consentite nella dieta senza superare le due volte a settimana.
  • Carne: manzo, vitello, vitellone, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale, cavallo, scelte nelle parti più magre e private del grasso visibile. Cucinate alla griglia, arrosto, bollito, al forno o anche in umido, purché il tutto venga cucinato senza far friggere i condimenti.
  • Latte e yogurt scremati o parzialmente scremati.
  • Legumi (ceci, fagioli, piselli, fave, ecc.), poiché sono un’importante fonte di proteine vegetali (possono pertanto essere considerati dei veri e propri secondi piatti). Si consiglia di consumarli soli come secondo piatto (bolliti e conditi con olio EVO) oppure in associazione ai cereali (2 o 3 volte alla settimana), componendo così dei piatti unici.
  • Acqua, almeno 1,5 litri di liquidi al giorno, meglio sola acqua anche del rubinetto. 
  • Olio extravergine d’oliva a crudo, aggiunto alle pietanze col cucchiaio e con moderazione.

Consigli comportamentali

  • Praticare una regolare attività fisica, preferibilmente di tipo aerobico, caratterizzata cioè da bassa intensità e lunga durata (come la corsa, la camminata, il nuoto, ecc.), migliora notevolmente la risposta dei tessuti all’insulina.
  • Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi).
  • Non fumare! Il fumo rappresenta un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare, oltre ad essere dannoso per le ovaie.
  • Consigliato l’utilizzo di probiotici per combattere la disbiosi intestinale spesso legata alla PCOS.
  • Regolarizzare il sonno.
  • In caso di sovrappeso od obesità si raccomanda la riduzione del peso e del “giro vita”, ossia la circonferenza addominale, indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale. Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell'uomo e ad 80 cm nella donna si associano ad un rischio cardiovascolare “moderato"; valori superiori a 102 cm nell'uomo e ad 88 cm nella donna sono associati ad un "rischio elevato". Tornare ad un peso normale permette di ridurre non solo i livelli di glicemia nel sangue, ma anche di ridurre gli altri fattori di rischio cardiovascolare (come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia).
  • La dieta chetogenica è un regime alimentare che riduce in modo drastico i carboidrati, aumentando le proteine e i grassi. Lo scopo è quello di utilizzare questi ultimi come fonte di energia. In molti casi è risultata utile per trattare la sindrome dell’ovaio policistico, diventando un vero e proprio strumento terapeutico a disposizione dello specialista. Evitare diete fai da te!
  • Valutare con il medico curante eventuale integrazione di inositolo, tiamina, coenzima Q10, vitamina D, zinco e selenio, elementi studiati in letteratura scientifica per la gestione della PCOS.

Consigli pratici

  • Chi non riesce o non desidera consumare sia il primo sia il secondo piatto, può optare per un piatto unico, composto sia da carboidrati sia da proteine (ad esempio riso e piselli, pasta al tonno, pane e prosciutto, insalata con uova o mozzarella accompagnata da pane o crackers), associando sempre almeno una porzione di verdura.
  • Nelle donne che tendono ad avere molta fame tra un pasto e l’altro, è possibile programmare uno o due spuntini al giorno, strutturati in modo tale da non apportare eccessive quantità di zuccheri semplici e garantire un apporto proteico. Ecco alcuni esempi: uno yogurt bianco magro accompagnato da due cucchiai di cereali integrali da colazione oppure un piccolo panino integrale (20-30g) farcito con 30 g di affettato magro (prosciutto cotto o crudo sgrassati o bresaola). Un altro suggerimento utile per combattere la fame fuori pasto è quello di tenere nel frigorifero verdure crude già pulite e pronte da sgranocchiare (ad esempio sedano, finocchio, carote, pomodori o peperoni, secondo le preferenze individuali).

Ricette consigliate

Orecchiette tiepide alle fave
Minestra di lenticchie con mezze maniche
Straccetti di manzo con insalate cotte
Tartare di pesce spada agli agrumi
Insalata di farro alla greca
Insalata di orzo e bietole
Farfalle al pesto con legumi
Cotolette di trota salmonata alle nocciole
Linguine alla frutta secca
Tagliolini agli scampi

Autore

Dott.ssa Laura Iorio,
medico specialista in Scienza dell’Alimentazione

Bibliografia

Istituto Superiore di Sanità.

Azziz, R. et al. The prevalence and features of the polycystic ovary syndrome in an unselected population. Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. 2004; 89(6):2745–2749

Rotterdam ESHRE/ASRM-Sponsored PCOS Consensus Workshop Group. Revised 2003 consensus on diagnostic criteria and long-term health risks related to polycystic ovary syndrome. Fertility and Sterility. 2004;81:19-25

Avvertenze

I consigli dietetici forniti sono puramente indicativi e non debbono essere considerati sostitutivi delle indicazioni del medico, in quanto alcuni pazienti possono richiedere adattamenti della dieta sulla base della situazione clinica individuale.